“Piccoli Brividi” di R. L. Stine, Mondadori e “Trollhunters” di Guillermo Del Toro e Daniel Kraus, DeAgostini

horror

Un’incursione nel “Luna Park” dell’horror per ragazzi in cerca di emozioni da consumare facilmente, fra uno spavento e una risata.

Qualche anno fa mi ritrovai a notare l’impennata nella produzione di film e libri per ragazzi a sfondo horror, dopo alcuni anni di ristagno, in un’ottica che ho chiamato “horror Luna Park”, ovvero un mix di genuino intrattenimento, misto a folklore carnevalesco e un pizzico di mercificazione.

Era il 2013, anno dell’uscita in Italia di ben tre film animati dell’orrore (in ordine di preferenza personale, Paranorman, Frankenweenie e Hotel Transylvania), nonché del lancio da parte di case editrici maggiori, e per nulla votate al genere, di serie di narrativa per lettori a partire dalla scuola primaria come Mostri & Mostri di Francesca Ruggiu Traversi (El), Il libro dei mostri di Febe Sillani e derivati (Einaudi ragazzi) seguite l’anno successivo dalla collana Il castello della paura, affidata a un team di ottimi autori italiani (Piemme junior) e dalla raffinata Agata De Gotici firmata e disegnata da Chris Riddell (Il castoro). A ben vedere, già da qualche tempo l’immaginario horror per giovanissimi e in forma seriale aveva iniziato a riprendere terreno, dopo anni di predominio del fantasy post Harry Potter, con la comparsa di personaggi come il protagonista di Will Moogley Agenzia Fantasmi di Pierdomenico Baccalario (Piemme junior) e Nelly Rapp Agente Antimostri di Martin Widmark (Sonda). A ogni generazione di lettori i suoi mostri “di serie”, inediti o “redivivi”, come i Piccoli Brividi targati R. L Stine (pubblicati da Mondadori), mai ufficialmente spariti dagli scaffali italiani e pronti a ricomparire nel 2016 con una nuova veste editoriale, sulla scia dell’uscita dell’omonimo film.

Il nuovo corso dell’horror seriale per ragazzi degli ultimi tre anni, sia d’importazione che prodotto in Italia, non ha però prodotto grandi mutamenti nell’immaginario di riferimento né invenzioni originali, e continua a risentire di una riconoscibile matrice cinematografico – televisiva, che privilegia come set palazzi prestigiosi e infestati di Londra e New York oppure luoghi folkloristici, manieri sperduti nella campagna inglese o sonnolente (almeno fino al risveglio del mostro) cittadine della provincia americana. Inoltre non teme di appropriarsi di icone ben note ai frequentatori del grande schermo, senza rimetterne in discussione le origini: il Frankenstein per ragazzi è figlio di Boris Karloff più che di Mary Shelley, così come sono Bela Lugosi e Christopher Lee, e non Bram Stoker, a dettare l’ultima moda dei vampiri.

Come le giostre del Luna Park, queste narrazioni di genere compiono sempre lo stesso percorso, garantendo spaventi e divertimento nella giusta dose, e solleticandoci con la promessa di un gadget o di un dolcetto in premio alla fine della corsa. In questo continuo rimpasto degli stessi ingredienti capita di imbattersi in esperienze di lettura deludenti e in altre capaci invece di solleticare anche i palati più fini.

Del primo tipo fanno parte la serie di libri e il film intitolati Piccoli Brividi. Premesso che al loro esordio in libreria nel 1994 ero appena un po’ troppo grande per appassionarmici, ne ho però seguito le ventennali fortune presso i miei famigliari più giovani e gli utenti della biblioteca dove lavoro, in cui non smettono mai di andare in prestito.

Un barattolo mostruosoNiente da ridire sulla confezione dei Piccoli Brividi: i titoli sono azzeccati, le copertine invitanti, il ritmo incalzante. Eppure manca l’elemento realmente perturbante: la minaccia è sempre “oggettiva”, proveniente da un elemento “alieno”, non nel senso di extraterrestre ma eterogeneo rispetto al normale o rappresentante una sua deformazione grottesca. Nessuna inquietudine profonda e nessuna ripercussione sul loro stile di vita aspetta i giovani protagonisti. Questa impressione è confermata dalla lettura di Un barattolo mostruoso, terzo volume della serie originale, ripubblicato da Mondadori insieme a titoli come La maschera maledetta, Mano di mummia, La vendetta degli gnomi, Il mostro delle nevi a Pasadena, Spaventapasseri viventi e Il pupazzo parlante.

Sono questi i titoli ai quali hanno attinto gli sceneggiatori del film Piccoli Brividi (ora disponibile in dvd) per ricreare l’universo caro ai lettori, calandolo in una cornice metaletteraria. Protagonisti del film sono proprio gli stessi libri della serie e il loro creatore R. L. Stine (interpretato dall’attore comico Jack Black): dotato di una macchina da scrivere dagli inquietanti poteri e di una fervida immaginazione, l’autore è in grado di dare vera e propria vita alle creature spaventose della sua fantasia, che vivono però relegate fra le pagine dei manoscritti originali. Una catena di incidenti provocati dai soliti adolescenti di provincia – l’outsider scontroso ma carino, la bella, il buffone – finisce per liberare l’intera schiera di mostri per le vie della cittadina (stranamente deserta), scatenando il panico all’annuale ballo liceale di primavera (guarda caso affollatissimo). Effetti speciali nella norma e qualche costume azzeccato creano quel po’ di atmosfera che i restanti elementi – fotografia, scenografia – dimenticano di supportare.

La rappresentazione ludica e fittizia dell’orrore, ridotto a baraccone, gadget o memorabilia da esibire, nonché la familiarità dei personaggi con lo sfruttamento commerciale di mostri e affini, sono caratteristiche che smorzano i brividi veri e propri, in favore di una accettazione del terrore come materiale di consumo. Proprio come accade nelle serie di libri (entrambe edite da Mondadori ragazzi) Piccoli Brividi. Horrorland, ambientata in un parco a tema, e Piccoli Brividi. La Galleria degli Orrori, le cui storie vengono narrate nella cornice di una visita guidata alla Hall of Horrors.

Più una versione creepy del classico Jumanji che vero e proprio film horror adolescenziale, Piccoli Brividi si rivolge a un pubblico a partire dai 9 anni in su, come i libri a cui si ispira, imbastendo una parata di mostri dispettosi buoni come ispirazione per una festa in maschera di Halloween.

TrollhuntersPiù ispirato e di prossima traduzione in un cartone animato prodotto da Dreamworks animation e distribuito da Netflix è invece Trollhunters di Guillermo Del Toro e Daniel Kraus, poderoso romanzo per ragazzi da 12 anni in su pubblicato da DeAgostini.

Come nei migliori film del regista messicano (Hellboy, Il labirinto del fauno), al centro dell’avventura c’è la scoperta di un intero universo di creature raccapriccianti che vive celato agli umani, sotto la superfice delle loro città. Quello dei troll è un sottomondo labirintico e pericoloso, dal quale si propagano minacce temibili per bambini, ragazzi e adulti, sotto forma di tentacoli striscianti, bocche fameliche e aculei appuntiti.

Ne sanno qualcosa Jim Sturgess junior e suo padre: un troll si è portato via Jack, zio mancato del primo e fratello maggiore del secondo, durante l’estate del 1969, ricordata dai cittadini di San Bernardino in California come l’Epidemia dei Cartoni del Latte. Centonovanta ragazzini scomparsi in pochi mesi, di cui rimasero a dolorosa memoria le foto segnaletiche sulle confezioni di latte.

Dopo un inizio folgorante che riecheggia dello stesso terrificante pathos di It di Stephen King, l’azione di Trollhunters si sposta ai giorni nostri, nel territorio dei teen movies più classici: le aule e i corridoi di un liceo di provincia. Ignari dei veri nemici che tramano nell’ombra, Jim e il suo amico Tub devono fronteggiare le prepotenze del campione di basket della scuola e sopportare l’umiliazione delle lezioni di ginnastica. Per tacere del fatto che il primo è di bassa statura e non potrà mai fare colpo sulla statuaria Claire Fontaine, la studentessa che viene dall’Europa, e il secondo è un nerd sovrappeso e con l’apparecchio ai denti… le premesse per un imprevisto ingaggio notturno come cacciatori di troll ci sono tutte!

La cornuta AAARGH!!!, il tentacolare Batter d’Occhio e il misterioso guerriero rivestito di rottami che irrompono nella casa di Jim da un passaggio segreto nel sottosuolo, per trascinarlo nel mondo dei troll, naturalmente non sono cattivi come sembrano, ma rappresentano una frangia ribelle pronta a contrastare l’ascesa di Gunmar il nero e dei suoi accoliti, la tribù dei Gomma-Cingomma.

Ai lettori amanti del genere non resta allora che lasciarsi trascinare come Jim alla scoperta di un pantheon di creature bizzarre e deformi, bavose e ingorde, dotate di tutte le più spaventose caratteristiche che l’immaginazione di Del Toro e Kraus hanno saputo creare. Occhi filamentosi e senzienti che camminano da un’orbita all’altra, troll flosci come cuscini capaci di “vomitare” copie di neonati da sostituire nelle culle, altri sottili e taglienti come lamiere e dotati di una dentatura circolare come una sega rotante.

Forte di una scrittura cinetica e movimentata che deve molto allo stile cinematografico, di cui entrambi gli autori hanno lunga esperienza, di personaggi funzionali ma simpatici e della giusta dose di ironia, Trollhunters soddisfa sia le aspettative dei giovani lettori di horror “da Luna Park” che quelli che vogliono sperimentare visioni più raccapriccianti. Consigliato per l’estate!

Un barattolo mostruosoTitolo: Un barattolo mostruoso

Autori: R. L. Stine, traduzione di Chiara Belliti

Edizione: Mondadori 2016

Prezzo: 5,90€

Acquistabile on-line presso la Libreria dei Ragazzi

TrollhuntersTitolo: Trollhunters

Autori: Guillermo Del Toro, Daniel Kraus, traduzione di Manuela Salvi

Edizione: DeAgostini 2015

Prezzo: 14,90€

Acquistabile on-line presso la Libreria dei Ragazzi

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